Due anni fa, nel 2018, ho acquistato un bellissimo trullo sito nel comune di Castellana, che ho ristrutturato. L’obiettivo del mio acquisto era principalmente di investimento, per farne una casa vacanze da affittare per brevi periodi a turisti.
Quali sono le ragioni che mi hanno spinto ad acquistare un trullo in Puglia? Perché comprare in Puglia e non in qualche altra regione d’Italia? Me lo sono chiesto varie volte.
Ogni volta mi sono sempre dato una risposta rassicurante, basata però più su sensazioni che su dati “nero su bianco”. Ove di dati si trattava, erano perlopiù dati raccolti casualmente da fonti eterogenee. Oggi che il trullo è finito ed accogliente mi sono quindi detto: “Luca, è il momento di tradurre le sensazioni in numeri e di fare un primo bilancio”.
Una risposta completa alla mia domanda deve passare da una valutazione oggettiva e, trattandosi di un acquisto “emotivo”, ovviamente anche soggettiva. Iniziamo da quest’ultima….
La Puglia è una regione che senza dubbio mi piace (se non fosse così, non avrei certamente pensato di comprarvi una casa). Mi piace per la storia che riaffiora dagli angoli delle sue città e paesi e che prende tante bellissime forme. Mi piace per l’architettura dei suoi centri storici. Mi piace per il suo mare pulito. Mi piace per la sua gastronomia, per il suo folklore. Mi piace per la genuinità della sua gente e per la cultura che vi si conserva e si tramanda. Mi piace infine per l’atmosfera spumeggiante che si respira nei suoi bar e ristoranti alla moda.
Tutto ciò giustifica un investimento immobiliare importante? Per me ovviamente sì, ma a qualcun altro potrebbe non bastare…e allora, passiamo ad un’analisi più oggettiva, basata su dati concreti, al fine di constatare se l’investimento fatto ha buone probabilità di un congruo ritorno.
Circa la storia e l’architettura pugliesi… la Puglia ospita 4 dei 55 siti UNESCO in Italia (in proporzione quindi, più che in altre regioni). La regione offre centri storici di grande rilevanza, basti pensare a Lecce o a Bari, oppure a centri più piccoli ma non meno suggestivi, quali Trani, Otranto, Alberobello, Martina Franca, Monopoli, Polignano a Mare, Ostuni e molti altri. Forse per maggiore lungimiranza delle autorità locali, i centri storici sono stati generalmente custoditi e valorizzati.
Tutto ciò rende la Puglia una destinazione oggettivamente importante per quanto riguarda il turismo culturale. Lo conferma il “Report Turismo in Puglia 2020”, nel quale si legge: “[…] le mete del turismo culturale (51,7% sul totale) hanno superato, in termini di arrivi, il dato del balneare (21%), sia perché si prestano maggiormente a una vacanza short break, sia perché i visitatori sono più uniformemente distribuiti nel corso dell’anno. Le spese per la vacanza culturale sono in crescita. Nel 2017, ogni turista culturale ha speso mediamente € 133,00 al giorno, mentre un turista balneare medio ne ha spesi € 89,00.”
Ma non solo di storia si può vivere….e il mare dove lo mettiamo?
Il mare pugliese è ufficialmente in ottima salute. La classifica 2020 stilata da Legambiente mette infatti “sul podio” la Puglia, insieme a Sardegna e Toscana. Più del 90% dei punti costieri monitorati da Legambiente hanno infatti ottenuto una “bandiera blu”. Numerosi hanno inoltre ottenuto, sempre da Legambiente, le “5 vele”, segno non solo di una magnifica natura, ma anche di un costante sforzo di gestione della stessa nel segno della qualità dell’accoglienza e della sua sostenibilità. La Puglia quindi è oggettivamente una meta balneare di primaria importanza in Italia. Anche in questo caso, i dati del “Report Turismo in Puglia 2020” sono utili: nel 2019, la Puglia ha infatti registrato 4,2 milioni di arrivi (+4% rispetto al 2018), di cui 1,2 milioni di arrivi dall’estero (+11,5%). Dal 2015 al 2019 l’incoming internazionale è cresciuto del +60% (i pernottamenti +44%).
Vale la pena approfondire un po’ i dati relativi in particolare all’internazionalizzazione del turismo in Puglia, perché da questi discendono importanti conseguenze positive per molti settori economici legati al turismo e alla ricettività in tutte le sue forme. Rispetto al 2015, il tasso d’internazionalizzazione dell’incoming è cresciuto di 7 punti percentuali, passando dal 21% al 28% in termini di arrivi.
Andando a vedere quali sono gli stranieri più numerosi in Puglia, troviamo al primo posto i tedeschi (22%), i francesi (11%), i britannici (8%), gli svizzeri (8%), gli olandesi (6%), gli americani (5%)….tutti paesi la cui ricchezza pro-capite è mediamente superiore a quella italiana. In parole povere, turisti con una capacità di spesa superiore a quella italiana, ma non solo…i dati mostrano anche che gli stranieri scelgono la Puglia per il proprio soggiorno soprattutto nei mesi di luglio (18% sul totale annuo) e settembre (17%), mostrando un trend tendenzialmente equi-distribuito nei mesi da maggio a ottobre. Il che significa che gli stranieri viaggiano anche nei mesi in cui gli italiani non lo fanno normalmente, allungando quindi la stagionalità estiva.
Altri due dati rilevanti per finire:
– nel 2019, la Puglia si è classificata all’ottavo posto per numero di presenze complessive, con una quota del 3,5% del totale nazionale, superando Sardegna, Sicilia e Liguria.
– All’interno della regione, le province di Lecce e di Bari hanno registrato rispettivamente il 25.5% ed il 28% di arrivi turistici (sul totale regionale). Quindi un investimento destinato a creare offerta ricettiva dovrebbe avere maggiore ritorno se fatto un una di queste due province.
Alla luce dei dati, posso ritenere corretta quindi la mia decisione di investire in Puglia. Cuore e ragione remano nella stessa direzione una volta tanto. Fatevi coraggio e fatelo anche voi!
Luca Nardoni